Porto Tolle, dell’ex centrale Enel resta uno scheletro: diventerà un villaggio - CorrieredelVeneto.it

2022-09-03 10:28:01 By : Ms. Jialian Zhou

Lo scheletro del mega impianto (Foto Toniolo-Errebi)

Un pezzetto dopo l’altro, le ruspe si portano via quello che per anni, nel bene e nel male, è stato uno dei simboli del «Veneto che produce». Ancora qualche mese e la centrale elettrica di Porto Tolle verrà completamente smantellata per lasciare spazio a un grande villaggio turistico eco-sostenibile , nel cuore del Delta del Po . Chiuso nel 2009 (anche se la dismissione ufficiale arrivò solo nel 2015), l’impianto fu al centro di grandi battaglie ambientaliste poiché si alimentava a gasolio e poi a Orimulsion, un combustibile derivato dal petrolio a base di bitume: ne bruciava 138 tonnellate ogni ora. Devastante dal punto di vista ecologico. Fondamentale, invece, per la sopravvivenza economica e lavorativa di questo lembo di Polesine. La Human Company - il Gruppo fiorentino che ha rilevato l’area - si prepara a investire 65 milioni di euro per ricavarci il «Delta Farm», un mega-villaggio in grado di ospitare cinquemila persone distribuite in tremila tra casette prefabbricate, camper e tende. E ci sarà spazio anche per un polo dedicato agli sport acquatici, un centro visite per la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio circostante (il Delta del Po è riserva della biosfera e patrimonio Unesco) e un centro per le produzioni tipiche locali.

Lo smantellamento Ma prima di scorgere i turisti, occorrerà che gli operai concludano lo smantellamento di quei trecento ettari sui quali insistevano due milioni di metri cubi di edifici e strutture di ferro e cemento . Un lavoro immenso, che sta impegnando centinaia di manovali, tecnici e ingegneri, e che ora viene documentato dal reportage fotografico che pubblichiamo, realizzato da Mirco Toniolo, fotografo del Corriere del Veneto . Svetta ancora in tutta la sua imponenza, la ciminiera: coi suoi 250 metri è la più alta costruzione di cemento armato esistente in Italia. Il record gli rimarrà cucito addosso, sempre che non si decida di abbatterla. «Proveremo a conservarla ma ammetto che non sarà facile: dopo quarant’anni anche il calcestruzzo comincia dare segni di cedimento e potrebbe rivelarsi un pericolo» aveva spiegato pochi mesi fa Mario Raniolo, il direttore tecnico di Human Company. Gli edifici sventrati dagli operai sono lo spettro di ciò che fu questa enorme centrale: ospitavano quattro gruppi da 660 megawatt che hanno lavorato a pieno ritmo per decenni (l’impianto fu costruito tra il 1980 e il 1984), al punto che da Porto Tolle usciva il 10 per cento dell’intera produzione italiana di energia elettrica. Ma tutto questo appare già come un passato lontano. E d ove prima rimbombava il rumore delle turbine, domani sarà un’oasi per villeggianti in cerca di relax.

Ma prima di scorgere i turisti, occorrerà che gli operai concludano lo smantellamento di quei trecento ettari sui quali insistevano due milioni di metri cubi di edifici e strutture di ferro e cemento

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