AUGUSTA – Niente più viaggi in Germania per smaltire gli scarti dell’inceneritore di Punta Cugno. I forni della Gespi elimineranno i residui della combustione proprio sotto casa, nella nuova discarica in contrada Marcellino. L’impianto di stoccaggio, da 150 mila metri cubi, accoglierà le scorie di lavorazione rientranti nella classificazione “speciali pericolosi“. Si tratta di ceneri e polveri, per le quali è stata inoltre chiesta la deroga dei parametri. Un “deposito” di metalli pesanti in piena zona Sin, attaccato alla Sasol e a 5 chilometri sia da Augusta che da Melilli, sul quale gli ambientalisti vogliono vederci chiaro. Stop veleni e Rinnova Augusta chiedono espressamente “una fase di consultazione pubblica per eventuali osservazioni”. Nel loro comunicato datato 8 settembre si appellano a una legge del 2006, circa il coinvolgimento delle popolazioni per insediamenti a rischio nel territorio. “La notizia del progetto e relativa documentazione andava tempestivamente pubblicata sull’albo pretorio del Comune“, scrivono nel documento. Notando che “ciò ad oggi non è avvenuto”, e considerando che “è stata persa ancora una volta l’occasione per un reale confronto democratico fra Istituzioni e cittadinanza“.
Forse l’amministrazione comunale potrebbe aver mancato su qualcosa in più del contraddittorio con gli oppositori, se è fondata l’osservazione delle associazioni circa l’assenza di pubblicità. Perché la comunicazione dell’assessorato regionale Ambiente, datata 14 luglio, recitava che “dell’avviso al pubblico dovrà essere data informazione anche nell’albo pretorio informatico del Comune di Augusta, che dovrà tempestivamente dare notizia di tale informazione a questo Servizio”. Oltre i lamentati ritardi sulle questioni ambientali – almeno quelle che interferiscono con gli investimenti – la polemica di Stop veleni e Rinnova Augusta si allarga al silenzio sulla “Consulta ambiente e di tutela del territorio”. Una camera di confronto chiesta espressamente da tempo, e che adesso “poteva esercitare un ruolo importante”. Invece, aggiungono gli ecologisti, dal 22 giugno scorso “non abbiamo avuto risposta né comunicazione”. Una vicenda sulla quale Palazzo di città non ha replicato. Eppure la discarica di rifiuti industriali porta un logo che appare spesso come sponsor pure nel cartellone spettacoli del Comune.
Formalmente il progetto è intestato alla “Log Service“, ma si tratta di una società del gruppo che gestisce l’inceneritore. La discarica, infatti, è stata testualmente presentata “a servizio esclusivo dei rifiuti prodotti dall’impianto di termodistruzione della Gespi”. Come racconta il sito societario, si tratta di una Srl che “nasce nel 1984, dall’esperienza della cooperativa Unione marinara“. La quale, fino a quegli anni, gestiva un piccolo inceneritore portuale nella zona dei cantieri navali. Poi la decisione di ingrandirsi e la conseguente necessità di spostarsi a Punta Cugno, essendo incompatibile la permanenza in pieno centro abitato. Solo che al nascente movimento ecologista suonò stonato il sovradimensionamento dei forni, riguardo un traffico mercantile in calo costante. Un’opposizione cui diede voce in consiglio comunale il pediatra Giacinto Franco, a cui verrà poi dedicata l’aula consiliare proprio per le sue pionieristiche battaglie per l’ambiente. Il primario e Legambiente ci avevano visto giusto, perché il core business della nuova società ormai da tempo non arriva dall’attività marittima nel porto. Perciò, la vera questione sottesa alla nuova discarica riguarda quanto di questo progetto “a servizio esclusivo”, non ricalcherà successivamente la vecchia storia societaria.
La Srl spiega che “trova difficoltà a reperire in Sicilia, ma anche in Italia, strutture che possono ricevere i rifiuti speciali pericolosi che vengono prodotti nelle fasi di termodistruzione”. Ciò, aggiunge, “comporta l’esigenza di inviare tali scarti nelle altre nazioni della Comunità Europea“. Quindi, “l’insieme di fattori sia economici che logistici ha spinto la Log Service a presentare il progetto, in grado di coprire per oltre 14 anni il fabbisogno collegato allo smaltimento dei rifiuti prodotti dall’impianto Gespi nelle fasi di termodistruzione“. La soluzione è stata trovata a neanche due chilometri e mezzo in linea d’aria, in un limoneto abbandonato da tempo, stretto fra i serbatoi industriali e un impianto fotovoltaico. “La superficie totale dell’area che sarà interessata dal progetto, è di circa 28.600 metri quadrati”. Tuttavia, “la superficie interessata dalla discarica sarà di circa 16.000 metri quadri, e la profondità del bacino varierà da circa 15,5 metri a 16,8 metri”. Secondo il prospetto tecnico, sarà possibile “un abbancamento annuo di circa 11.000 metri cubi di rifiuti di scarto”.
Dallo sbancamento nascerà “la discarica, che riceverà materiali stabilizzati provenienti dal processo di trattamento, direttamente effettuato presso lo stabilimento di Punta Cugno”. Il fascicolo tecnico pubblicato dalla Regione illustra che “tale trattamento preliminare consiste in un processo di estrazione dei metalli pesanti, e successiva stabilizzazione con calce e cemento”. Stabilizzati, ma non completamente innocui. Tanto che si chiede di derogare alle tabelle di legge riguardo “ceneri pesanti e scorie, polveri di caldaia e residui prodotti dal trattamento dei fumi“. Infatti “in alcuni casi, per l’esperienza maturata dalla gestione dell’impianto di termodistruzione, tali rifiuti possono avere dei leggeri superamenti dei limiti dei 5 parametri che si richiedono in deroga”. Quei “valori limite di ammissibilità“ richiesti in aumento, tuttavia, ai profani non sembrano riflettere l’idea di lievi sforamenti. Per alcuni composti viene chiesto di triplicare il limite massimo, in ossequio comunque alla possibilità accordata dalla normativa in determinate condizioni. Si tratta dei cloruri, elevati da 2.500 a 7.500 milligrammi per litro; dei solfati, da 5.000 a 15.000; dei solidi disciolti totali, da 10.000 a 30.000. Invece per il molibdeno la deroga richiesta è di nove volte superiore, da 1 a 9 mg/l. Mentre per il selenio, da 0,05 a 2,1 mg/l, è addirittura 42 volte la soglia base.
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