Tre anni fa, nel porto di Fiume, è stato ristrutturato e rimesso in funzione il ciclopico silo per il stoccaggio del grano, in procinto di essere demolito. Ed è un bene che ciò non sia avvenuto, in quanto le richieste di immagazzinamento del frumento nell’impianto fiumano arrivano sempre più numerose e, attualmente, le quantità da smaltimento superano di tre volte la capacità di conservazione. La sua storia è, inevitabilmente, collegata a quella degli altri edifici nelle sue adiacenze, tutti caratterizzati da costruzioni in cemento per cui, anche l’imponente granaio meccanico fiumano, non è potuto essere da meno. Il deposito, costituito da due impianti, è stato costruito negli anni Sessanta del XX secolo. Il primo risale al 1963, mentre il secondo è stato aggiunto nel 1986.
Connotazioni austro-ungariche Il silo del capoluogo quarnerino è stato ideato nel 1889 dall’architetto austriaco Christian (Keresztily) Ulrich il quale, nel 1881, ne aveva già progettato uno per il porto fluviale di Budapest. Il suo esterno era stato realizzato in mattoni, dal design tipicamente storicista, mentre l’interno, estremamente funzionale, era caratterizzato da una solida costruzione in legno e acciaio. Discostandosi in larga misura da quello ungherese, l’impianto fiumano è un edificio moderno e all’avanguardia, simile a quelli che allora si costruivano nel continente americano. Infatti, a detta delle autrici del manuale “Strutture in legno nel porto storico di Fiume”, Nana Palinić e Adriana Bjelanović, la massiccia struttura era semplice e severa, costituita dalle fondamenta, realizzate in pietra e cemento, dai muri perimetrali di contenimento, edificati in mattoni e pietra e dal soffitto, che si presenta quale combinazione di travi in ferro e volte in cemento, realizzata secondo il brevetto di Fairbairn. L’interno del piano terra è costruito su colonne metalliche le quali, a mo’ di griglia, sono disposte in serie di 6 lungo16 file. È molto interessante l’idea di Ulrich di far attraversare, tra quelle laterali e quelle centrali, lungo tutto il silo, due binari ferroviari. In tutti gli altri piani, invece, la fa da protagonista il legno, che domina gli spazi in toto, dalle colonne che formano lo scheletro fino alle travi a vista, le quali attraversano il soffitto. I materiali scelti furono l’acciaio e il legno, che si adattavano perfettamente alle esigenze del complesso più alto del porto, che poggiava esclusivamente su un terreno consolidato. Sopra il pianterreno si trovano altri due piani a forma di imbuto e impermeabilizzati all’umidità e al calore, di cui il primo è alto 12 metri, con all’interno111 celle indipendenti di varie misure, caricabili dalla sommità dell’edificio, per accogliere diversi tipi e diverse quantità di grano. Tutti gli altri, il terzo, il quarto e il quinto, raggiungono, invece, un’altezza che varia dai 3,30 ai 5 metri. Il grano veniva sollevato, e continua a esserlo tutt’ora, tramite un capace ascensore e, successivamente, dopo essere stato depositato in tutti i livelli, trasportato da trasportatori a nastro e a catena. Gli spazi dei piani superiori sono stati adibiti a classici magazzini, nei quali le merci venivano stoccate a terra, ordinate a strati o dentro ai sacchi. Il pavimento era dotato da aperture, dalle quali le stesse venivano fatte scendere da un piano all’altro. Quella superiore era destinata all’inserimento del grano e quella inferiore, più stretta, al suo scarico nei vagoni ferroviari.
Il bijoux dell’ultimo piano Molti, però, non sanno che, all’ultimo piano dell’imponente silo fiumano, si trova uno spazio residenziale, costituito da una scrivania, un tavolino, alcune sedie, qualche poltroncina, un quadro della nave Galeb, i servizi e un bagno. Secondo voci di corridoio, l’appartamento era destinato a Josip Broz Tito. Ma voci restano e, in realtà, trattasi di una specie di mini appartamentino, chiamato il “Salone azzurro”, adibito al ricevimento di collaboratori di lavoro, dalla vista stupefacente. Lo stesso, raggiungibile tramite un piccolo ascensore, è purtroppo rimasto nello stato in cui è stato lasciato prima del rinnovo del silo. Il panorama, però, è sempre quello e, i pochi fortunati che hanno la fortuna di poterla visitare (ci vogliono i permessi speciali dell’Autorità portuale), decisamente conosceranno il capoluogo quarnerino da una prospettiva completamente nuova, che abbraccia la stazione ferroviaria, il complesso Metropolis, il mercato di Braida, il palazzo della futura Biblioteca civica e, in lontananza, piccolissimo, il candido faro fiumano.
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