Il calcestruzzo è un materiale ampiamente utilizzato, si dice il più utilizzato al mondo dopo l'acqua, ma la conoscenza di alcuni suoi aspetti basilari e incredibilmente ancora spesso di livello basso, e di frequente i media generalisti lo "trattano davvero male" incolpandolo di problemi che in genere sono causati da "un altro soggetto". Ho ritenuto utile fare questa breve intervista a un amico di settore (e di montagna invernale), Michele Triantafillis, tecnico di grande esperienza e figlio d'arte, che cortesemente mi ha risposto. Ecco cosa è emerso. Calcestruzzo depotenziato ?
quando oggi un’opera esistente presenta dei problemi strutturali connessi alla qualità del calcestruzzo con cui è stato costruito si usa spesso il termine “calcestruzzo depotenziato”. E’ una frase che ha senso tecnico ? Perchè ho la sensazione che spesso le ragioni stiano a monte, in una prescrizione fin dall’inizio sbagliata dei materiali.
Michele Triantafillis (MT): Non concordo con il termine.
A mio avviso sarebbe più corretto parlare di calcestruzzo "non conforme".
Il problema è da ricercarsi in fase progettuale (errata prescrizione) o produttiva (impianto di calcestruzzo).
Aggiunta d'acqua al calcestruzzo: di chi è la colpa ?
Sicuramente l’aggiunta di acqua in autobetoniera è uno dei “tumori” del settore. Ma dopo tutti questi anni in cui si è parlato dell’importanza del rapporto acqua cemento ha ancora senso parlare di “incoscienza” e mancata conoscenza del problema o piuttosto è più corretto parlare di noncuranza dovuta all’assenza di controlli ?
(MT): Nei miei quotidiani controlli nei cantieri posso dirti che ormai, con i nuovi additivi acrilici di ultima generazione, la situazione negli ultimi anni è andata tendenzialmente migliorando.
I controlli in fase di qualifica dei materiali e verifica in corso d'opera sono SEMPRE fondamentali per verificare eccessi che possono andare sia verso l'alto che verso il basso: alcuni giorni fa un fornitore di Bologna ha consegnato un calcestruzzo con un rapporto a/c a 0.4 per un getto di un pavimento esterno con 35 gradi in pieno sole. Il pavimento è stato demolito e rimosso. Il sottoscritto ha rivisto le miscele riportando i rapporti a/c più vicini ai limiti di accettazione normativi.
Se si aggiunge acqua è perchè si vogliono calcestruzzi più lavorabili. Ma se si fornissero calcestruzzo minimo in classe S4 il problema permarrebbe ? E come può essere che nel 2020, a oltre 50 anni dalla nascita del settore del calcestruzzo preconfezionato, ancora si producano e consegnino calcestruzzi in S2 e S3 ?
(MT): Il problema è annoso: i pavimentisti, per partito preso, sono abituati a gettare calcestruzzi con lavorabilità alte (fanno meno fatica).
La scorsa settimana, a Fiorano Modenese, ho discusso con un gruppo di posatori (che conosco bene) in quanto stavano eseguendo una pavimentazione a laser screed su pavimentazione interna con un calcestruzzo con slump 23. Ho spiegato loro che 18/19 sarebbero stati sufficienti. Così è stato fatto.
Diciamo che forniture S2 o S3 non ne ho viste, negli ultimi 10 anni ed anche le forniture in S4 portate ad S5 stanno scomparendo: i controlli si fanno più serrati e va bene così.
Produzione del Calcestruzzo e mescolatore
La crisi ha ridotto l’uso dei cosiddetti trasportatori aziendali, facendo ulteriormente esplodere la scelta dei padroncini. In un sistema quindi in cui il trasporto è affidato a terzi, non si dovrebbe arrivare a una maggiore garanzia della qualità del calcestruzzo obbligando l’uso del mescolatore in impianto ? Quali vantaggi si otterrebbero ? In Europa cosa succede ?
(MT): L'Italia è uno dei pochi paesi rimasti che usa le autobetoniere come mezzo di miscelazione invece che di trasporto.
Vero è che i mescolatori, purtroppo, hanno capacità di carico solitamente fino ad un massimo di 5 mc, allungando i tempi di carico. Ho assistiti che li hanno in impianto e NON li usano. Dovrebbero.
Il calcestruzzo è più omogeneo, la reologia migliora e l'interazione additivi/cementi/aggiunte ne ha un grande beneficio a favore della costanza di fornitura. Spesso vedo problematiche nelle pavimentazioni legate a cattiva miscelazione del calcestruzzo in autobetoniera spesso a causa di padroncini che hanno autobetoniere obsolete e mal manutenute.
Senza la presenza di un mescolatore è possibile garantire - solo attraverso le sonde dell’umidità e l’automazione - il rapporto acqua/cemento finale di un calcestruzzo ?
(MT): Assolutamente si. Attraverso la taratura delle stesse. Il processo produttivo, una volta tarato, vale sia per il carico in autobetoniera sia per quello in premescolatore.
Spesso si è parlato dell’importanza all’uso del mescolatore in generale, senza entrare nel merito della tipologia di mescolatore adatto per una produzione di calcestruzzo preconfezionato. Un mescolatore quindi vale l’altro ?
(MT): No. Non è propriamente così: i migliori mescolatori sono planetari rispetto a quelli ad asse verticale od orizzontale.
Poi vi sono sistemi innovativi (CHTT - Concrete High Tech Turbomixer) che sono l'ultima generazione per la premescolazione del cls che funzionano molto bene.
Certificazione FPC del calcestruzzo
L’obbligo della certificazione FPC è stata ottenuta da tutti gli impianti esistenti senza però portare a un aumento né di prove sul calcestruzzo né di assunzione di tecnici di centrale. Come valuti questa situazione ? Abbiamo ottenuto una certificazione di carta ?
(MT): Purtroppo il sistema fatica sempre ad adattarsi alle novità o al cambiamento. Una certificazione di carta no, tutto serve, ma gli impianti vedono queste procedure più come una perdita di tempo/onere piuttosto che un reale beneficio.
Prescrizione del calcestruzzo
Una ultima domanda. L’evoluzione tecnologica nel calcestruzzo oggi ha portato alla possibilità di formulare calcestruzzi con caratteristiche e prestazioni un tempo non immaginabili. Ha ancora senso che le norme attuali prevedano la prescrizione di parametri quali il dosaggio minimo di cemento, il rapporto acqua/cemento, … Non si dovrebbe puntare a una nuova evoluzione delle norme in cui ci si concentri di più sull’obbligo di prescrizioni progettuali più moderne, oltre alla Rck e consistenza, quali ad esempio il ritiro, la resistenza alla penetrazione all’acqua, la tenacità e il modulo elastico ...
(MT): Certo che ha senso avere ancora i parametri paletto. Se non li avessimo i produttori sarebbero giustificati a fare quello che ovviamente tentano di fare da sempre: risparmiare. E' chiaro che le verifiche, per esempio legate al ritiro, fanno parte di alcune realizzazioni di nicchia (Amazon per i soppalchi per citarne uno) dove il sottoscritto fa SEMPRE travetti in fase di qualifica per garantire che i getti sulle cappe collaboranti, che spesso sono i 3/4 delle pavimentazioni presenti, vadano a buon fine.
Tutte le altre prove sono utili ma abbastanza di corollario: purtroppo viviamo tempi bui: i tempi per le realizzazioni sono sempre più stretti, la programmazione è divenuta una chimera e spesso mi sento dire che il tempo è tiranno.
Da parte mia cerco sempre di riportare a più miti consigli i "runners": tutto quello che viene fatto in fase di qualifica non diverrà un problema in corso d'opera.
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